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Il 20% dei giovani italiani è ansioso o depresso. Di chi è la colpa?  

In forma lieve o moderata ansia e depressione interessano circa il 20% dei giovani universitari italiani. Nel 67% dei casi i sintomi di ansia generalizzata e sociale sono da ricondurre agli effetti negativi più diffusi della pandemia.
Tra i principali fattori del peggioramento della salute mentale dei ragazzi rientrano anche la solitudine, l’eccessivo tempo trascorso online, così come la gestione poco salutare di tempo e spazio, la bassa motivazione e l’incertezza.

È quanto emerge da uno studio condotto dall’università degli Studi di Milano–Bicocca e dall’Università del Surrey (Regno Unito), sulla salute mentale della popolazione giovanile nel contesto universitario.
Lo studio è stato presentato nel corso dell’evento ‘Socialized Minds – La salute mentale giovanile nell’era dei social’, organizzato dall’università Milano-Bicocca e da Janssen, azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson.

La salute mentale non è meno importante della salute fisica

Nel corso dell’incontro sono stati presentati i risultati di una ulteriore ricerca realizzata da Ipsos e promossa da Janssen Italia. Questa ricerca evidenzia come la salute mentale sia considerata una priorità (87%) tanto quanto la salute fisica. Dato ancora più significativo se si considera che 4 italiani su 10 non sono soddisfatti della propria condizione mentale, e che 1 italiano su 3 ritiene la propria salute mentale maggiormente a rischio oggi rispetto a 3 o 4 anni fa. L’incidenza maggiore si registra fra le donne (42% vs 31% degli uomini) e i giovani, pari al 42% circa nelle fasce 18-45 anni rispetto al 32% di quelle 46-75. 

La spesa sanitaria è insufficiente a colmare il gap di risorse

D’altronde, secondo uno studio Deloitte-Janssen, la spesa sanitaria dedicata alla salute mentale in Italia è gravemente insufficiente, e nei prossimi 3 anni, serviranno 1,9 miliardi di euro in più per riuscire a colmare il gap di risorse in risposta ad alcune criticità, quali personale, spesa ospedaliera, campagne di sensibilizzazione. 

“L’Italia – ricorda Alessandra Baldini, direttore medico Janssen Italia – si colloca fra gli ultimi posti in Europa per quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale (dati Ocse), ben lontana da altri Paesi ad alto reddito, destinando circa solo il 3,4%”.

“Servono nuovi approcci in termini anche di salute pubblica”

Giuseppe Carrà, professore di Psichiatria dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca osserva che servono “necessariamente nuovi approcci in termini non solo clinici ma anche di salute pubblica.
La ricerca evidenzia come iniziative preventive e interventi clinici, anche attraverso l’utilizzo di strumenti digitali, social inclusi, debbano essere volti a interrompere il circolo vizioso tra avversità sociali e psicopatologia”. 

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