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Ambiente e sostenibilità: italiani tra buoni propositi e azioni limitate

La salvaguardia del pianeta è un tema sempre più centrale, e nessun brand può permettersi di ignorare questa tendenza. Questo perché una persona su cinque a livello internazionale ha smesso di acquistare determinati prodotti o servizi a causa del loro impatto negativo sull’ambiente o sulla società. In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente del 5 giugno GfK ha condiviso alcuni risultati della ricerca internazionale #WhoCaresWhoDoes sulla sostenibilità e le preoccupazioni ambientali, primo fra tutti, la crescita del segmento dei consumatori Eco Active. Ovvero coloro che si sentono responsabili in prima persona per l’ambiente e stanno modificando i propri comportamenti di acquisto.

In forte crescita i consumatori Eco Active

Secondo i dati GfK nel 2020 è cresciuto il segmento dei consumatori Eco Active, che a livello europeo arriva a pesare il 24% e in Germania il 38%. In Italia, questi consumatori sono il 23% del totale. Si tratta di un target abbastanza senior, che gode di maggiori disponibilità economiche, mentre le fasce di popolazione più giovane, che in teoria dovrebbero essere protagoniste del cambiamento, pur avendo una sensibilità elevata per l’ambiente hanno in media meno risorse da impiegare. Inoltre, a causa le preoccupazioni legate al futuro tipiche dell’età finiscono per non cambiare i propri comportamenti, privilegiando servizi e comodità. Secondo le previsioni di GfK, entro il 2025 i consumatori Eco Active a livello mondiale arriveranno a pesare il 40% del totale. Una motivazione in più per le aziende per prepararsi per tempo con investimenti e iniziative di comunicazione mirate.

La distanza tra intenzioni e azioni

Secondo i dati GfK, il gap da colmare tra intenzioni e azioni è ancora ampio. Ad esempio, a livello internazionale il 66% delle persone dichiara di avere intenzione di acquistare prodotti con un packaging sostenibile, ma solo il 20% dei consumatori Eco Active mette in campo azioni quotidiane per ridurre il consumo di imballaggi in plastica. Inoltre, il 72% degli shopper tende ad attribuire una responsabilità maggiore agli altri rispetto che a sé stessi per quanto riguarda le tematiche ambientali. In particolare, secondo gli italiani sono soprattutto i produttori di beni e servizi (37%) e i governi (28%) a poter fare la differenza nella riduzione dell’impatto ambientale. Percentuali simili si rilevano anche considerando il target degli Eco Active italiani, per il quale solo il 26% pensa che la responsabilità sia principalmente dei consumatori.

Più attenti a parole che negli acquisti

Questo spostamento della responsabilità fa sì che nella pratica anche i soggetti che a parole si dichiarano più attenti alle tematiche ambientali facciano poi scelte di acquisto poco coerenti dal punto di vista della sostenibilità. Secondo l’indagine GfK la percentuale di chi effettua acquisti online, quindi potenzialmente più inquinanti, è maggiore tra gli Eco Active rispetto alla media della popolazione. Il consumo di acqua in bottiglia da parte degli Eco Active, ad esempio, è simile a quello del resto della popolazione, e l’acquisto di frutta e verdura confezionata è più alto della media.

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